Cui Li, CDO di ZTE, interviene all’evento AI Innovation Asia 2025 di Economist Impact

SINGAPORE, 10 dicembre 2025 /PRNewswire/ — ZTE Corporation (0763.HK / 000063.SZ), fornitore leader a livello mondiale di soluzioni integrate per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha annunciato l’intervento del suo Chief Development Officer, Cui Li, in occasione dell’evento AI Innovation Asia 2025, ospitato da Economist Impact, la divisione di thought leadership di The Economist Group.

Nel corso del panel “How May AI Help You? Agentic AI and the Customer Experience”, Cui Li ha condiviso la visione strategica di ZTE riguardo l’IA agentica e ha illustrato come l’azienda stia già ridefinendo l’esperienza cliente e i modelli operativi al suo interno. Ha inoltre sottolineato il suo ruolo nel rafforzare la resilienza, migliorare la supervisione e la responsabilità, eha invitato le organizzazioni a prepararsi ora all’era dell’intelligenza artificiale agentica.

Di seguito la sezione di domande e risposte con Cui Li:

In che modo l’intelligenza artificiale agentica influisce sull’esperienza del cliente nel vostro settore?

L’intelligenza artificiale agentica sta ridefinendo l’esperienza utente, non solo per quanto riguarda la progettazione dell’interfaccia utente, ma anche per quanto riguarda la risposta, la comprensione e la co-creazione. Per ZTE, nell’ambito della nostra strategia “AI for All”, stiamo integrando l’intelligenza artificiale agentica in quattro aree chiave: reti, informatica, case e dispositivi personali. Ad esempio, abilitiamo reti autonome di livello 4 e superiori grazie a tre motori: Nebula Telecom Large Model, big data e digital twin. Nella pratica, ZTE e China Mobile hanno creato congiuntamente agenti multipli in grado di rilevare problemi di rete e abilitare la riparazione automatica, riducendo i tempi di risoluzione dei problemi del 47%.

In che modo l’aumento dell’autonomia digitale attraverso l’intelligenza artificiale agentica ridefinirà il modo in cui le organizzazioni sviluppano resilienza e adattabilità?

Oggi viviamo in un’epoca segnata da un alto livello di incertezza. Per questo è fondamentale partire dalla visione finale: trovare stabilità dentro l’incertezza e costruire un vantaggio solido e duraturo, proprio come un effetto “palla di neve” che cresce nel tempo. Allo stesso tempo dobbiamo rimanere agili, pronti a cogliere i cambiamenti e a cambiare rotta rapidamente, trasformandoci da organizzazioni rigide e meccaniche a organismi vivi, adattivi e flessibili.

Dobbiamo poi comprendere davvero come l’IA possa aiutarci. I grandi modelli stanno già raggiungendo prestazioni pari — e talvolta superiori — a quelle di un ricercatore con un dottorato. Gli agenti rappresentano un’evoluzione ulteriore: integrano memoria, strumenti e capacità operative, portando i modelli nella realtà concreta. L’IA agentica, coordinando più agenti, permette di automatizzare attività complesse e molto dispendiose in termini di tempo. Naturalmente, si tratta della direzione ideale. La realtà è che sia gli agenti sia l’IA agentica sono ancora in una fase iniziale e presentano sfide tecniche rilevanti. Tuttavia, considerando la crescita rapidissima del settore, sono convinta che le soluzioni arriveranno molto presto.

Credo inoltre che l’IA possa produrre valore reale solo con un impegno costante e di lungo periodo. L’intelligenza si fonda su basi digitali e infrastrutturali solide: senza trasformazione digitale non si può parlare di vera intelligenza, né tantomeno di resilienza o capacità di adattamento. Sarebbe come voler correre senza aver ancora imparato a camminare. Il percorso verso l’intelligenza richiede ingegneria della conoscenza, revisione dei processi e una mentalità nuova: è una maratona, non uno sprint.

In ZTE, il nostro viaggio è iniziato nel 2016 con la trasformazione digitale, seguito nel 2022 da quella intelligente. Da questa esperienza abbiamo imparato che bisogna partire dalle infrastrutture, mantenendo un equilibrio tra hardware e software; pianificare in modo sistematico e dall’alto, così da allineare tutta l’organizzazione; investire in modo continuo, perché i veri salti in avanti nascono dalla somma di tanti piccoli progressi; e infine concentrare gli sforzi su scenari concreti e ad alto valore, iterando rapidamente per gestire l’incertezza lungo il percorso.

Man mano che i sistemi di IA prendono decisioni in modo sempre più autonomo, come possono le aziende mantenere la supervisione, garantire la responsabilità e preservare la sovranità digitale?

In poche parole, mantenere gli esseri umani informati. Compiti come la progettazione, la revisione, il processo decisionale e la supervisione devono comunque essere svolti da persone, che in ultima analisi dovrebbero continuare a essere i responsabili. L’automazione è solo un mezzo, non un fine. Ciò di cui gli esseri umani dovrebbero realmente preoccuparsi non è di essere sostituiti, ma di fare un passo indietro o di non partecipare a questo processo.

Ogni moneta ha due facce, così come questi modelli. La loro generalizzazione, le capacità emergenti e la continua evoluzione: ecco le caratteristiche di una tecnologia davvero rivoluzionaria. Ma sono intrinsecamente accompagnati da allucinazioni, problemi di black-box e così via. Inoltre, l’essere umano è caratterizzato da intelligenza sociale e senso morale, qualità che l’intelligenza artificiale non potrà mai padroneggiare veramente. Quindi, in sostanza, l’intelligenza artificiale si basa su modelli statistici: non dispone di buon senso nel mondo reale, figuriamoci se riesce a gestire compromessi complessi come fanno gli esseri umani.

Ancora più importante, l’implementazione dell’intelligenza artificiale in un’azienda richiede una profonda integrazione con il knowhow. Dobbiamo considerare fattori quali accuratezza, sicurezza, conformità e divisione delle responsabilità, e tenere conto sia dei flussi di lavoro che dei KPI. Dall’esperienza pratica di ZTE, vorrei dare alcuni suggerimenti: Innanzitutto, le aziende dovrebbero sviluppare i propri progetti di ingegneria della conoscenza e modelli di grandi dimensioni specifici per dominio, oltre a RAG e gemelli digitali per poter essere professionali e affidabili. In secondo luogo, è necessario identificare i problemi concreti che gli agenti devono risolvere. Un agente universale spesso finisce per non fare bene niente. In terzo luogo, è importante sapere quando utilizzare agenti o flussi di lavoro. Gli agenti sono più bravi a gestire attività complesse con percorsi di esecuzione variabili, mentre i flussi di lavoro sono più accurati ed efficienti in scenari altamente prevedibili. Infine, è consigliabile abilitare la collaborazione endedgecloud per garantire sia l’efficienza dei costi che la sicurezza. Sebbene siano presenti tutti questi elementi chiave, gli esseri umani sono ancora i responsabili di guidare l’intelligenza artificiale nella giusta direzione e di creare valore reale.

D4: Guardando al futuro: come vede l’evoluzione dell’intelligenza artificiale agentica dall’automazione basata sulle attività ai partner aziendali integrati e quali azioni immediate dovrebbero adottare le organizzazioni per prepararsi al futuro dell’intelligenza artificiale agentica?

Da una prospettiva tecnologica, possiamo pensare agli agenti o all’intelligenza artificiale come a lavoratori digitali proattivi. Oltre a svolgere compiti semplici o ripetitivi, possono collegare interi flussi di lavoro, realizzare l’automazione cognitiva e persino evolversi autonomamente. Gli agenti ora funzionano bene in scenari ben strutturati, ricchi di informazioni, tolleranti agli errori e dotati di chiari cicli di feedback. Ma spesso restano bloccati in laboratorio quando gli ambienti del mondo reale diventano più complessi o rischiosi. Quindi, come ho detto, gli agenti e l’intelligenza artificiale agentica sono ancora agli inizi. Nel prossimo anno o due si concentreranno principalmente sui settori verticali. Successivamente, affronteranno compiti complessi con maggiore autonomia, diventando più generalisti, adattabili e capaci di apprendere ed evolversi. Gli agenti si stanno sviluppando molto rapidamente. Gemini 3, lanciato il mese scorso, fissa un nuovo standard per i modelli di intelligenza artificiale con ragionamento SOTA, comprensione multimodale e capacità agentiche.

Per le organizzazioni, credo che abbracciare l’IA sia l’unica strada percorribile. Implementare l’IA non significa semplicemente collegarsi a delle API, ma ripensare processi, strutture e team. Le aziende devono innanzitutto definire piani a medio e lungo termine, e al tempo stesso essere abbastanza flessibili da adattarsi ai continui cambiamenti tecnologici e di mercato.

È importante partire da scenari concreti, ad alto valore e specifici per il business, e svilupparli rapidamente, correggendo il percorso man mano che si acquisiscono feedback. Solo così si può davvero padroneggiare l’IA.

L’IA sta anche ridefinendo la strategia di gestione dei talenti: in futuro, saranno fondamentali gli esperti di IA che guidano lo sviluppo tecnologico, i power user che stimolano innovazione e migliorano l’efficienza, e le persone in grado di andare oltre l’IA grazie a capacità di pensiero critico e creativo.

Infine, per sfruttare appieno il potenziale dell’IA, le aziende dovranno ristrutturarsi e prepararsi a un futuro di “simbiosi uomo-IA”.

AI Innovation Asia 2025 è una piattaforma di dialogo di alto livello che mette in contatto leader aziendali, innovatori tecnologici e decisori politici. Con 15 sessioni tematiche approfondite e gli interventi di oltre 40 esperti del settore, l’evento si concentra sui percorsi di applicazione e commercializzazione delle tecnologie emergenti, come l’IA generativa e l’IA agentica, per aiutare le imprese a trasformare le conoscenze tecniche in risultati concreti e a guidare una trasformazione digitale sostenibile nel complesso contesto dei mercati dell’Asia-Pacifico.

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